Intervista allo chef Mirko Bormolini


Intervista allo Chef
Mirko Bormolini


Mirko Bormolini, classe 1975 diplomato all’IPSAR di Bormio e new entry nel ruolo di consigliere nell’Associazione cuochi e pasticceri di Livigno. Inizia il suo percorso professionale da giovanissimo, inizialmente al ristorante Vecchia Lanterna, poi all’Hotel Spol dove impara a muoversi realmente in cucina “tirare la pasta” e operare nella zona calda. Ad oggi da ben vent’anni lavora per la Fam. Cusini ed è lo Chef del Rifugio Costaccia di Livigno.


1. Quando hai deciso di fare il cuoco e perché?

Fin da piccolo 6/7 anni i miei genitori lavoravano entrambi, quindi io e mio fratello maggiore Michele preparavamo il pranzo e la cena, probabilmente proprio per questo motivo poi ho deciso di intraprendere gli studi alla scuola alberghiera e seguire quindi la stessa strada di mio fratello.

2. Prima esperienza in cucina?

La mia prima esperienza in cucina risale alla fine della terza media, avevo 13/14 anni e durante la stagione estiva ho iniziato a fare qualche lavoretto come aiuto cuoco al ristorante la Vecchia Lanterna, poi d’inverno ritornavo a scuola ma durante le festività lavoravo sempre.

3. Cosa ti piace cucinare?

Non ho delle preferenze specifiche, mi piace cucinare di tutto, per me tutte le pietanze hanno lo stesso valore e importanza

4. Attrezzo o utensile che utilizzi maggiormente?

Devo ammettere che mi piace molto la cucina molecolare ed il fatto di sperimentare metodi nuovi e sempre all’avanguardia per la trasformazione degli ingredienti, nelle mie preparazioni infatti uso spesso il Pacojet, il sifone e le cotture sottovuoto.

5. Cucini anche a casa?

Si, grazie al mio orario di lavoro la sera posso permettermi di stare con la mia famiglia e cucinare per loro, ma ovviamente preparo piatti molto più semplici

6. Quale è il tuo Hobby?

Non credo di avere un hobby specifico, nel tempo libero però mi soffermo molto su tutto quello che riguarda il mondo del Food, dai libri professionali al web.

7. La cosa più importante in cucina?

Prima si mangia con gli occhi e poi con il palato…questa per me è la cosa più importante, ci tengo molto alla presentazione del piatto che è sempre in continua e evoluzione. L’impatti visivo, i colori, germogli e fiori sono constanti che sui miei piatti non potranno mai mancare!

8. Episodio o evento legato al lavoro che non dimenticherai mai?

Penso di aver avuto 15/16 anni, quando in testa mi è frullata la brillante idea di provare a fermare la lama di un minipimer con un dito, beh …mi è bastata quella volta per capire che le lame erano belle affilate!

9. C’è un cuoco tra i grandi Chef che stimi particolarmente?

Si, direi che il mio esempio da seguire non può non essere stato Mattias Peri, ho avuto la fortuna di incontrarlo quando nel 97’ ho iniziato a lavorare al Carosello 3000, lui era li ed era lo Chef, mi ha trasmesso fin da subito la sua grande passione per il suo lavoro, ed io ho sempre avuto molta stima nei suoi confronti. Poi io mi sono spostato al rifugio Costaccia dove sono diventato Chef e lui dopo alcuni anni ha aperto il suo Chalet ed ha ricevuto la stella michelin, nel frattempo ho sempre continuato a lavorare per lui come extra e negli eventi più importanti. I principi della sua cucina, che lui stesso definiva autodidatta ed il fatto di riuscire a valorizzare al meglio anche gli ingredienti più poveri hanno definito nel tempo il mio modo di pensare e di agire in cucina. Tutt’ora utilizzo i suoi piatti come spunto per crearne dei nuovi, i miei!


Ricetta d’autore

Piedino di maiale ricomposto su crema di patate al fieno, spugna di barbabietola e mini rapa confit

“Ho scelto questa ricetta perché è una rivisitazione di un piatto che Mattias aveva nella sua carta al ristorante, ora che lui non c’è più mi piace pensare di sentirlo ancora tra noi nelle pietanze che propongo ai miei clienti.”


Ti piace questa intervista?
Condividila!